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La crisi? Colpa dei sindacati.

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L’AMARO SFOGO DI UNA CASSINTEGRATA NUORESE

Dopo 12 anni di lavoro nel settore delle pulizie ha perso il posto: «E da 9 mesi non mi pagano la cassa integrazione». Cessati i clamori del grande corteo dei diecimila, ammainate le bandiere sindacali e spenti gli echi dei comizi e del profluvio di dichiarazioni politiche che ne sono seguite, nel day-after dello sciopero generale del Nuorese fa notizia la battagliera presa di distanza di una cassintegrata. Graziella Miani, nuorese di 35 anni, da quasi nove mesi ha smesso di lavorare e ancora attende il primo assegno della cassa integrazione. Contesta anche il suo “trasferimento” dalla ditta Fulgens della quale era dipendente alla Medigas scarl («non li ho mai visti»), senza scordare le criticità vissute dalla gran parte dei lavoratori in tutto il centro Sardegna. Così, partendo da un vissuto costellato di delusioni e disagi, ha voluto mettere nero su bianco la sua durissima critica alla classe sindacale e politica nuorese, a suo avviso colpevole della situazione che oggi proprio da quei pulpiti viene denunciata.

Perché non ha creduto allo sciopero di venerdì?
«Perchè il sindacato nuorese ha evitato di fare autocritica. A parlare sono sempre gli stessi, quelli che hanno assistito inerti a una crisi senza ritorno. E sopra e sotto il palco ho visto sempre le solite facce».

Perchè è così severa?
«Guardi, per anni sono stata iscritta alla Cgil e nel sindacato credevo tantissimo. Ma da tempo mi sono resa conto che all’interno di quelle organizzazioni ci sono persone che pensano più alle carriere personali che agli interessi dei lavoratori. Per il resto sui giornali i leader parlano di lotte, vertenze e scioperi. Ma è solo pubblicità».

Ma non è ingeneroso sostenere che un sindacalista che partecipa a trattative e mobilita gli iscritti lo faccia solo per farsi pubblicità?

«Parlo per esperienza personale: è dal 1995 che lavoro per conto di ditte che hanno via via vinto degli appalti per la pulizia degli uffici regionali. Ora, dal gennaio di quest’anno, in 290 siamo stati scaricati e collocati in cassa integrazione. Con l’accordo dei sindacati, che non si mobilitano nemmeno per segnalare che nonostante questo provvedimento sia stato preso nove mesi fa nessun assegno ci è stato ancora versato. Per non parlare del trasferimento di tutti i dipendenti dalla Fulgens a una nuova società (la Medigas scarl), con la quale io per prima non ho mai avuto rapporti».

E questo perchè succederebbe?
«Forse per non dare fastidio ai protagonisti della politica».

Si rende conto che si tratta di accuse gravissime e tutte da dimostrare?
«E infatti me ne assumo la responsabilità. Conscia che magari questo mi costerà tantissimo dal punto di vista lavorativo».

E allora perchè lo fa?
«Perchè sono stanca di vedere i lavoratori presi in giro. Bastava sentire i comizi di venerdì e i commenti dei politici. Sembrava quasi che quanto sta accadendo nel Nuorese sia colpa del destino e non il frutto di un malgoverno che ormai va avanti da anni, a tutti i livelli. Penso ai cassintegrati della Legler, dei quali ho letto moltissimo sui giornali: sento che sperano su una ripresa delle attività nelle loro tre fabbriche. Posso solo augurare loro che non si aspettino risposte dal sindacato, perchè altrimenti rimarrebbero delusi».

Cosa spera di ottenere con questa sua denuncia pubblica?
«Mi piacerebbe confrontarmi con chi ha il potere di decidere sul nostro futuro. Chiedere conto dei suoi atti, del modo in cui sia i politici che i leader sindacali ci rappresentano. Per il resto non mi faccio illusioni: non ho i soldi per rivolgermi a un avvocato e pretendere che chi di dovere mi versi l’assegno di seicento euro previsto per la nostra cassa integrazione».

Chi le dice che i sindacati non stiano già lavorando in questa direzione?
«A parlare sono i fatti. E, guardi, al netto di quelli che venerdì hanno sfilato a Nuoro a pensarla come me sono sempre più lavoratori». (L’Unione Sarda, sabato 18 ottobre).

Una cosa è sicura. Da anni Nuoro ha la stessa classe politica. Una classe politica che non smette mai di litigare, che condivide il potere e le scelte con quelle dell’attuale giunta regionale, responsabile degli accordi di programma stipulati in tutta l’area. Una giunta regionale e una maggioranza che bloccano il Consiglio con le proprie interminabili liti.


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